I BISOGNI INSODDISFATTI

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I nostri bisogni insoddisfatti cercano sempre disperatamente la soddisfazione!

Perchè questo articolo oggi?

Ho avuto a che fare con persone che chiedevano disperatamente gratificazioni in ogni contesto della loro vita e ne ho incontrate altre incapaci di rendere gratificazioni..

Per non cadere in questi errori (entrambi lo sono) è bene comprendere di cosa si tratta.

Si conoscono molti bisogni di gratificazione: affettiva, sociale, economica, carrieristica, ecc.. ma forse i più dolorosi sono quelli riferiti alle relazioni interpersonali e, in particolar modo, quelli legati alle persone a noi care.

Si sa che i comportamenti delle persone che dipendono dalla gratificazione altrui affondano le loro radici nei conflitti non risolti con la propria famiglia d’origine…queste persone sono cresciute in contesti familiari incapaci di nutrire i loro bisogni affettivi.

Quando le figure genitoriali, in particolar modo quella materna, non offrono una valida conferma d’amore, il figlio pensa di “non essere amato perché non valido”. Il suo inconscio memorizza questa informazione e in età adulta cercherà di tranquillizzare la sua paura di abbandono con una disperata ricerca (talvolta ossessiva) di conferme affettive.

In pratica non solo dobbiamo gestirci le incapacità relazionali dovute ad un imprinting di un modello genitoriale “sbagliato”, ma anche correre ai ripari e cercare per tutta la vita di nutrire quella parte di noi che non è stata sufficientemente alimentata.

Per fare un esempio: un figlio di una madre negativa e ipocondriaca, non solo sarà una vera “piattola” perché si porterà addosso il modello di negatività, ma cercherà disperatamente persone positive per aiutarlo ad uscire dal suo stato insoddisfacente…le persone positive però, cercano il positivo e stanno alla larga da coloro che potrebbero turbare uno stato felice e leggero apportando solo lamentele e brontolii.

E ancora, chi è vissuto in un contesto familiare in cui la gratificazione della figura femminile non era prevista (famiglie di imprinting maschilista), non saprà mai gratificare la propria moglie e in generale le figure femminili (madre, suocera, ecc..) pur provando sinceri sentimenti d’amore nei loro confronti.kissing parents.jpg

Per cercare di ridurre al minimo gli errori quindi teniamo presente che i bambini ( e gli adolescenti) cercano la gratificazione soprattutto nel contesto familiare, visto proprio come luogo della propria gratificazione affettiva. Se noi genitori lasciamo il vuoto, i nostri figli cercheranno di riempirlo con il supporto dei loro coetanei, dove però l’essere pari non aiuta e non porta così facilmente a ricevere gratificazioni, anzi spesso porta all’isolamento e nei casi più gravi a fenomeni di bullismo.

L’autoefficacia del singolo, che è fondamentale perché dovremmo riuscire a identificare in noi stessi le risorse per “stare bene”, è qualcosa che prende forma solo da adulti. Nei bambini e negli adolescenti serve il confronto con modelli accessibili e credibili: modelli che non sempre si trovano nei gruppi di amici ma che sicuramente si possono costruire nella famiglia.

Questo è il primo obiettivo da porsi perché la mancanza di questo tipo di gratificazione, porterà ad avere bisogni insoddisfatti e la scelta potrebbe essere quella di cercare gratificazioni istantanee (cibo, droga, ecc.) suggerite da bisogno emotivo del momento e si rischierebbe di creare nuovi se non più grandi problemi.

Well-Complimet

E voi che gratificazioni cercate?

Attendo feedback!

IL RICATTO EMOTIVO: le relazioni affettive e la “comunicazione egoistica”

ricatto emotivo

La parola manipolazione non ci piace, non ci sentiamo manipolatori e anzi, talvolta abbiamo temuto di essere manipolati.

Tuttavia, volendo essere sinceri, a tutti sarà capitato di ricorrere a forme più o meno velate di manipolazione, soprattutto nei confronti di persone a noi care (figli, partner, fratelli, amici..).

Sono forme di manipolazione sane nella misura in cui non sono volte alla sopraffazione dell’altro né a portare l’altro a fare qualcosa di offensivo o che va contro la sua volontà ma possono diventare egoistiche e malsane.

 Si conoscono 4 tipi di manipolazione:

  1.  Manipolazione per induzione del senso di ignoranza: il soggetto più forte vuole portare il soggetto debole a fare qualcosa facendolo sentire inesperto o incapace. Tra le frasi più usate in questo tipo di manipolazione: “Ascoltami, che mi ci sono già trovato..fidati..”, “Segui i miei consigli, lo sai che ho più esperienza di te..”;
  2.  Manipolazione mediante seduzione: Il soggetto più forte vuole portare il soggetto più debole a fare qualcosa sfruttando leve affettive, seduttive o semplicemente complicità e simpatia. In questo campo i bambini sono già molto bravi perché per ottenere ciò che vogliono ricorrono a coccole e bacini;
  3. Manipolazione mediante senso di colpa: Il soggetto più forte costringe il soggetto più debole a seguire la sua opinione facendolo sentire in colpa. Alcune frasi genitoriali tipiche: “Mi fai soffrire con i tuoi comportamenti, non lo merito”, “Come puoi fare questo..dopo tutti i sacrifici che abbiamo fatto per te?”;
  4. Manipolazione mediante disapprovazione: il soggetto più forte tende a ricattare il soggetto debole con muri di silenzio o musi. Tra le frasi più usate: “Fa’ quel che vuoi..vorrà dire che mi regolerò di conseguenza!”, “ Fai quel che credi, ma non pensare che sarò dalla tua parte!”

I primi due tipi di manipolazione possiamo definirli “sani”..anche se non è mai totalmente etico spingere per ottenere ciò che NOI vogliamo, senza tenere conto di ciò che vorrebbe l’altro.

Gli altri due tipi di manipolazione possono essere definiti RICATTI EMOTIVI.

 Il ricatto emotivo si verifica quando una persona a noi cara ci minaccia più o meno esplicitamente di punirci, di farci soffrire o di stare molto male se ci rifiutiamo di attenerci alle sue richieste.

 Questo tipo di ricatto è messo in atto dalle persone con cui si hanno relazioni affettive e generalmente il ricattatore conosce i nostri segreti, i nostri valori, le nostre debolezze e li usa per indurci ad obbedire.

Alcuni genitori utilizzano quotidianamente queste “tecniche” con i propri cuore cappiofigli, soprattutto adolescenti, forti dell’alibi che tanto-lo-stanno-facendo-per-il-loro-bene. Se è chiaro che l’età dell’adolescenza non è facile e che i conflitti sono all’ordine del giorno, è ingiusto uscirne con frasi tipo “se fai così mi verrà un infarto..così magari sarai contento!”. Questo ricatto emotivo porta alla rinuncia della propria individualità per il timore di perdere l’affetto dei nostri cari…ci sembra un metodo educativo corretto?

Ma come fare per uscirne? Come fare a non commettere questi errori?

 –  Se siamo i ricattatori, teniamo presente che amare una persona significa lasciarla libera di agire (e sbagliare) e che gli adulti che ricorrono al ricatto emotivo stanno educando dei figli che diventeranno ancor più abili di loro nel metterlo in atto. Il ricatto emotivo porta colui che è la vittima a cedere continuamente e a perdere la fiducia in se stesso (perché si sente incapace di imporre il proprio punto di vista)..questo non è voler bene!

 – Se siamo i ricattati, prendiamo consapevolezza del fatto che chi ci ricatta non si sente abbastanza sicuro di discutere con noi considerando anche il nostro punto di vista e che teme disperatamente di perdere…non è quindi così forte! Stabiliamo se siamo pronti ad affrontare le conseguenze di un’opposizione, ci vorrà determinazione indubbiamente, ma teniamo presente che GLI ALTRI CI TRATTERANNO SEMPRE NEL MODO IN CUI NOI CONSENTIAMO LORO DI FARE!

 

QUINDI..COSA VOGLIAMO FARE DELLE NOSTRE RELAZIONI?

 

 

 

GENITORI COACH A NATALE

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Il periodo natalizio è veramente meraviglioso!

Chi ha dei figli sa che il Natale è il periodo che i bambini amano di più: la magia delle luci dell’albero di Natale, la letterina con le richieste dei regali, l’attesa…

E con il Natale arriva a casa anche Babbo Natale..un super nonno baffuto e con il pancione che viaggia migliaia di chilometri per portare i doni ai bambini..

Qui i genitori devono cercare di essere molto attenti a come comunicano con i propri figli, sarà scappato a molti di voi dire frasi come “Babbo Natale ti sta osservando…” , “Se non farai il bravo, Babbo Natale non ti poterà nessun regalo!”, “Vedrai che Babbo Natale ti lascerà solo carbone!”, “Se non mangi tutto, sicuramente Babbo Natale non ti porterà il Cicciobello nuovo!”, eccetera.

 Queste frasi sono assolutamente da evitare perché per i bambini Babbo è una figura mitica e positiva che li rassicura sul fatto che, quando qualcuno porta loro dei regali in dono, non lo fa in cambio della buona condotta o di altri tipi di baratto bensì gratuitamente…perché il giorno di Natale è la festa di tutti i bambini.

 Ecco quello che un genitore-coach dovrebbe tenere a mente: i nostri figli ricevono dalla figura di Babbo Natale un insegnamento molto utile e importante, che è quello della generosità al di là di qualsiasi cosa!

 E’ importante lasciare che i propri figli credano a Babbo Natale, così come ad altre figure mitiche legate al periodo natalizio e non (Befana, Fatina dei denti, ecc..) sino al giorno in cui naturalmente scopriranno la verità. Come gestire questo momento? Cosa dire?

Santa Claus

 Sicuramente potrebbe essere un momento triste in cui cade un’illusione e in cui ci sentiamo un po’ “bugiardi” per essere stati proprio noi a raccontare per tanti anni questa importante menzogna.

Nessun panico! Ecco alcuni suggerimenti per la gestione di questo difficile momento:

  1. Spiegategli che si tratta di una mezza verità perché Babbo Natale è la mitica figura che ricalca quella di San Nicola, realmente esistito, che regalò a delle bambine povere la dote per sposarsi;
  2. Se non è del tutto convinto ma chiede a noi se “Babbo Natale esiste?” si potrebbe rispondere con una domanda..chiedendo a lui cosa sente nel suo cuore. A seguito della domanda “tu cosa pensi?”, potrebbero rispondere “io ci credo!” e in quel caso unitevi a loro, dicendo che anche voi nel vostro cuore credete a questa buona figura. Se dovessero rispondere che non ci credono, hanno già la loro risposta..necessitano solo di essere accompagnati ad un livello di riflessione più “alto” e essere aiutati ad accettarlo;
  3. Si potrebbe infine dire che il mito di Babbo Natale è stato creato dai genitori per riprodurre ogni anno l’omaggio che i tre Re Magi hanno fatto per la nascita di Gesù, un modo per rendere magico questo momento dell’anno per i bambini e ricordare la nascita del bambino Gesù.

E’ fondamentale dedicare del tempo a queste spiegazioni e non ridurle a una veloce risposta. Entrate in empatia con i vostri bambini, parlategli con sincerità e ditegli che anche voi, da piccolini, avete creduto così profondamente a questa magia…

BUON NATALE A TUTTI.. e mi raccomando: dolcezza, tempo, sensibilità e soprattutto rispetto per i vostri figli che, seppur bambini , ingenui ed inesperti, sono piccoli uomini e donne in fase di apprendimento e alla ricerca di modelli su cui basarsi da grandi!

 

 

 

 

 

 

SVILUPPARE AUTOSTIMA NEGLI ADULTI E NEI BAMBINI

i love me

La considerazione che abbiamo di noi è forse la componente più importante del nostro benessere, inteso come ben-essere, ovvero stare bene nella propria unicità.

E’ un bel concetto quello di unicità che però si scontra con la nostra vita sociale e con i confronti che talvolta generano critiche o giudizi poco positivi.

Il nostro benessere e la nostra autostima si definiscono quindi su due livelli di percezione: una auto-percezione di sé (data da quello che io penso di me stesso) e da una percezione sociale (data da ciò che gli altri pensano di me).

Le due percezioni, che potremmo chiamare i nostri sé-privato e sé pubblico, si condizionano continuamente a vicenda.. Questo significa che se mi sento efficace, metterò in atto comportamenti di efficacia e verrò percepito come tale dall’esterno. Ma anche: se godo della stima e della considerazione degli altri, aumenterò la mia auto-considerazione di persona degna di stima.

Cosa è successo alle persone che hanno una bassa autostima?

Credono poco in se stesse e non hanno ricevuti grossi riscontri dal mondo esterno? Probabilmente è così…o forse viceversa…

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Certo è che i genitori giocano un ruolo importante nella formazione dell’autostima dei propri figli e hanno grandi responsabilità nei casi di figli con bassa autostima.

Non è certo facile aiutare un figlio che viene deriso dai compagni per un difetto fisico… è chiaro che la difesa del genitore verrebbe letta dal figlio come “Tu-mi-ami-incondizionatamente-e-accetti-i-miei-difetti…ma-non-vuol-dire-che-non-li-abbia..!”.

Quello che dovremo imparare a fare non è tanto negare o criticare le prese in giro ma aiutare i nostri figli ad una presa di coscienza della propria unicità, che darà le basi all’autostima partendo da parametri oggettivi e non da dettami del cuore.

Esempio:

[figlio]: Mamma, mi prendono in giro perché dicono che non capisco niente in matematica..”

[mamma]: Davvero non capisci proprio niente?

[figlio]: A volte sì…ma non sempre…anzi, a volte sono anche più veloce di loro..

[mamma]: Bene, quindi cosa ti fa stare male di quello che dicono i tuoi amici?

[figlio]: Che mi prendono per stupido..

[mamma]: E tu pensi di esserlo veramente? Hai detto che a volte sei anche più veloce di loro..

[figlio]: No! non lo sono!

[mamma]: Allora perché soffri?genitori figli

[figlio]: Hai ragione..grazie! 

INIZIAMO SUBITO…

ATTEGGIAMENTO MENTALE POSITIVO O LAMENTELA?

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L’atteggiamento mentale è una disposizione mentale su ciò che viviamo, o più semplicemente il nostro modo di vedere le cose:  c’è chi le vede positive e chi invece tende a vedere tutto nero.

Ci sono delle persone che nonostante abbiano passato una giornata pesantemente critica, la terminano con un sorriso, forti del fatto che peggio di così non potrebbe andare e che sicuramente il giorno successivo porterà belle novità…ce ne sono altre invece che fanno una vera e propria lista delle sventure in cui sono capitate per rafforzare uno stato negativo di sfortuna e rabbia.

Addirittura sono stupita dal numero di persone che di fronte alla domanda: “Come stai?”  fornisce risposte del tipo: “Non male”, “Potrebbe andare peggio..”, “Fammi la domanda di riserva..” sino ad arrivare a casi tragicamente ironici di una risposta che una mia corsista mi ha dato qualche giorno fa: “diciamo che respiro ancora…” !!!!

Al di là dell’atteggiamento personale che può essere a favore del “bicchiere mezzo pieno” o “mezzo vuoto” e che va comunque rispettato, ciò su cui vorrei soffermarmi adesso è riferito ad un articolo che ho letto qualche giorno fa relativamente alle persone che si lamentano e che tendono sempre a vedere il lato negativo.

L’articolo diceva che le lamentele hanno il potere di spegnere i neuroni dell’ippocampo preposti alla risoluzione dei problemi. Nello specifico, i neuroni cerebrali alla lunga tendono a specializzarsi in contenuti di “lagnanza” piuttosto che di problem solving portando la persona a mancare di creatività, di reattività e di propositività.

Effettivamente se penso ad alcune persone che conosco e che hanno questo tipo di approccio, tutto ciò mi suona molto vero..i miei conoscenti “negativi” sono poco creativi e hanno spessissimo la tendenza a crogiolarsi nello stato in cui si trovano piuttosto che uscirne trasformando la crisi in opportunità.

Tra l’altro l’elemento ancora più interessante e scientifico di tutto questo studio è dato dal  SISTEMA DI ATTIVAZIONE RETICOLARE (SAR – RAS: Reticolar Activating System), una zona ben definita nel nostro cervello che ha il compito di filtrare  gli inputs esterni e “decidere” di far entrare solo quelli che sono utili al raggiungimento dei propri obiettivi.

Avete presente quando volete acquistare una macchina di un certo modello e colore? Vi sarà sicuramente capitato di vederne circolare tantissime in giro..ma come è possibile?

A me è capitato che durante i mesi di gravidanza vedessi circolare tutte donne con il pancione… non si è verificato in quegli anni un boom delle nascite..è semplicemente successo che il mio cervello era concentrato verso quell’obiettivo specifico e tendeva a porre il focus solo verso quello, tralasciando altre informazioni poco utili al suo raggiungimento.

Il SAR lavora quindi a nostro vantaggio  ma dobbiamo essere bravi a pianificare correttamente le nostre idee relativamente all’obiettivo con un atteggiamento mentale positivo, altrimenti quello che in maniera fisiologica sarà portato a fare sarà di farci sbattere il naso continuamente contro i fallimenti di altri per il nostro stesso obiettivo o individuerà innumerevoli paletti per il raggiungimento (vedi atteggiamento negativo di alcune persone..).

Cosa fare quindi?

Se entriamo in contatto con persone negative, cercare di evitarle o di non farsi condizionare troppo dal loro atteggiamento..

Se siamo noi i “negativi” dovremmo iniziare consapevolmente ad assumente una disposizione positiva iniziando dai seguenti punti:

  • Decidere consapevolmente di essere positivi;
  • Prendere come modello una persona “positiva”;
  • Iniziare a tenere conversazioni con linguaggio positivo;
  • Porsi piccoli obiettivi giornalieri legati al comportamento positivo;
  • Dirlo pubblicamente

Anche la scelta di un linguaggio positivo, fatto di meno negazioni e rafforzi negativi (purtroppo…sfortunatamente…mi dispiace…sono desolato..) potrebbe aiutare.

Quindi, per il nostro bene e per quello di chi ci sta vicino….happyfingers

INIZIAMO SUBITO???