GENITORI COACH A NATALE

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Il periodo natalizio è veramente meraviglioso!

Chi ha dei figli sa che il Natale è il periodo che i bambini amano di più: la magia delle luci dell’albero di Natale, la letterina con le richieste dei regali, l’attesa…

E con il Natale arriva a casa anche Babbo Natale..un super nonno baffuto e con il pancione che viaggia migliaia di chilometri per portare i doni ai bambini..

Qui i genitori devono cercare di essere molto attenti a come comunicano con i propri figli, sarà scappato a molti di voi dire frasi come “Babbo Natale ti sta osservando…” , “Se non farai il bravo, Babbo Natale non ti poterà nessun regalo!”, “Vedrai che Babbo Natale ti lascerà solo carbone!”, “Se non mangi tutto, sicuramente Babbo Natale non ti porterà il Cicciobello nuovo!”, eccetera.

 Queste frasi sono assolutamente da evitare perché per i bambini Babbo è una figura mitica e positiva che li rassicura sul fatto che, quando qualcuno porta loro dei regali in dono, non lo fa in cambio della buona condotta o di altri tipi di baratto bensì gratuitamente…perché il giorno di Natale è la festa di tutti i bambini.

 Ecco quello che un genitore-coach dovrebbe tenere a mente: i nostri figli ricevono dalla figura di Babbo Natale un insegnamento molto utile e importante, che è quello della generosità al di là di qualsiasi cosa!

 E’ importante lasciare che i propri figli credano a Babbo Natale, così come ad altre figure mitiche legate al periodo natalizio e non (Befana, Fatina dei denti, ecc..) sino al giorno in cui naturalmente scopriranno la verità. Come gestire questo momento? Cosa dire?

Santa Claus

 Sicuramente potrebbe essere un momento triste in cui cade un’illusione e in cui ci sentiamo un po’ “bugiardi” per essere stati proprio noi a raccontare per tanti anni questa importante menzogna.

Nessun panico! Ecco alcuni suggerimenti per la gestione di questo difficile momento:

  1. Spiegategli che si tratta di una mezza verità perché Babbo Natale è la mitica figura che ricalca quella di San Nicola, realmente esistito, che regalò a delle bambine povere la dote per sposarsi;
  2. Se non è del tutto convinto ma chiede a noi se “Babbo Natale esiste?” si potrebbe rispondere con una domanda..chiedendo a lui cosa sente nel suo cuore. A seguito della domanda “tu cosa pensi?”, potrebbero rispondere “io ci credo!” e in quel caso unitevi a loro, dicendo che anche voi nel vostro cuore credete a questa buona figura. Se dovessero rispondere che non ci credono, hanno già la loro risposta..necessitano solo di essere accompagnati ad un livello di riflessione più “alto” e essere aiutati ad accettarlo;
  3. Si potrebbe infine dire che il mito di Babbo Natale è stato creato dai genitori per riprodurre ogni anno l’omaggio che i tre Re Magi hanno fatto per la nascita di Gesù, un modo per rendere magico questo momento dell’anno per i bambini e ricordare la nascita del bambino Gesù.

E’ fondamentale dedicare del tempo a queste spiegazioni e non ridurle a una veloce risposta. Entrate in empatia con i vostri bambini, parlategli con sincerità e ditegli che anche voi, da piccolini, avete creduto così profondamente a questa magia…

BUON NATALE A TUTTI.. e mi raccomando: dolcezza, tempo, sensibilità e soprattutto rispetto per i vostri figli che, seppur bambini , ingenui ed inesperti, sono piccoli uomini e donne in fase di apprendimento e alla ricerca di modelli su cui basarsi da grandi!

 

 

 

 

 

 

PERCEZIONI E PREGIUDIZI

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La percezione è il processo mediante il quale il cervello elabora le informazioni sensoriali provenienti dal mondo esterno e le traduce in informazioni più complesse. Il mondo percettivo non è la copia esatta del mondo reale ma un’elaborazione che le singole persone fanno relativamente a un’esperienza.

Le persone, andando alla ricerca di una coerenza con le proprie mappe mentali. In altre parole, filtrano la realtà e cercano di ricostruirla per ridare ad essa un senso.

Le nostre interpretazioni ci inducono a trasformare il nostro interlocutore secondo l’immagine che ci siamo fatti di lui, ovvero, tendiamo a cercare continuamente in lui dei segnali (verbali e non verbali) che confermino la nostra percezione. Già nel 1813 la scrittrice inglese Jane Austen nel suo famoso romanzo Orgoglio e Pregiudizio aveva organizzato l’intera trama raccontando la nascita di un amore contrastato da una prima impressione sbagliata che i due protagonisti Elisabeth e Darcy avevano provato reciprocamente. Il titolo originario dell’opera (in inglese Pride and Prejudice) era infatti First Impressions, modificato successivamente dall’autrice e rende perfettamente il senso di come un’errata cattiva impressione possa aver provocato addirittura la mancata ammissione della nascita di un sentimento d’amore tra i due protagonisti.

PREJUDSiamo quindi esperti nel formulare giudizi sulle persone partendo dalle nostre prime impressioni e questo accade nei primissimi secondi dell’incontro: entro i primi quindici secondi decidiamo se il nostro interlocutore merita la nostra fiducia, simpatia, interesse, ecc… .

Quando sentiamo parlare di pregiudizi pensiamo subito a quelli di natura razziale, ma il concetto di razza è piuttosto recente. I pregiudizi religiosi (persecuzioni e discriminazioni) li hanno certamente preceduti e ancor prima, ed è quello su cui vorrei porre la nostra attenzione, i pregiudizi di natura psicologica.

Watzlawick aiuta a “giocare” con i preconcetti e presenta il famoso problema del “nove punti”: un esercizio in cui la richiesta fatta è di unire i nove punti con quattro linee rette senza mai staccare la penna dal foglio:

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Ÿ

Ciò che rende la risoluzione di questo esercizio difficile è il presupposto (mappa mentale) che abbiamo autonomamente dato per scontato, ovvero che i nove punti costituiscano il perimetro di un quadrato, per cui, finché non si smette di considerarlo tale la soluzione non si troverà mai.

La soluzione si trova andando fuori dall’immaginario quadrato unendo i nove punti come indicato di seguito:

 

Ÿ         Ÿ         Ÿsoluzione 9 punti

Per diventare bravi nelle relazioni occorre saper accettare mappe differenti dalle proprie, anche se questo ci pone al di fuori delle nostre zone di comfort…

MA SECONDO ME E’ ASSOLUTAMENTE FATTIBILE… COSA NE PENSATE?