COME ALLENARE LA PROPRIA AUTOSTIMA

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Le radici della nostra autostima risiedono nella nostra infanzia, dove abbiamo appreso la consapevolezza di essere amati, ascoltati, accettati e riconosciuti dai nostri genitori.

Da piccoli, infatti, avevamo tutti una grandissima fiducia in noi stessi…chi ha figli piccoli può ancora sperimentare, divertendosi, il loro senso di onnipotenza (“vorrei fare il calciatore e l’astronauta!” , “vorrei fare il pittore e lo scienziato!”).

Il comportamento e l’incoraggiamento dei genitori è in tal senso fondamentale perché è da loro che il bambino apprende e costruisce la sua personalità, imparando anche a differenziare il concetto di sé (fare l’astronauta e il calciatore) dalla valutazione positiva di sé (autostima).

L’autostima è solo una parte di ciò che costituisce la totalità del benessere, ma è fondamentale ed agisce come se fosse una lente di ingrandimento messa al contrario che rimpicciolisce l’auto-percezione delle proprie risorse personali.

Cosa succede quando si ha una bassa percezione di sé?

low_self-esteemSuccede che l’idea che abbiamo di noi riesce a condizionare il nostro comportamento e le nostre aspettative verso noi stessi per “auto-confermarci” questa convinzione. L’effetto PROFEZIA CHE SI AUTOAVVERA è il risultato di questo processo ed è capace di generare un circolo vizioso che porta al peggioramento di uno stato interno già negativo in partenza che può quindi soltanto peggiorare: l’aspettativa di un fallimento apre la strada al fallimento che genera nuove aspettative di fallimento, ecc…

Come fare quindi se da adulti ci si ritrova con una bassa autostima?

La buona notizia è che gli esseri umani sono sistemi complessi adattivi, hanno cioè la capacità di cambiare, evolversi e adattarsi nella loro relazione con se stessi e con gli altri…per cui non è mai troppo tardi per allenare la propria autostima!

Poiché l’autostima è una percezione del proprio valore, delle proprie capacità e anche della calimero3propria unicità, si potrebbe iniziare a lavorare sulle convinzioni che ognuno ha di se stesso.

Talvolta si ha una bassa percezione del proprio valore solo in un contesto della propria vita (ad esempio nelle relazioni con il sesso opposto) ma per il resto si è soddisfatti.

Nel mio prossimo seminario del 16 aprile 2016 a Milano verranno presentate alcune tecniche per lavorare sul proprio valore personale rimuovendo gli schemi inconsci che generano l’effetto profezia che si auto-avvera.

Un’esperienza profonda che partirà dall’analisi di ciò che abbiamo vissuto nella nostra infanzia e che ha “minato” la nostra autostima, sino ad arrivare all’empowerment, ovvero alla riprogrammazione della propria mente per creare nuove consapevolezze e una visione positiva di se stessi.

Ecco la locandina!  seminario autostima

Vi aspetto sabato 16 aprile 2016!

Per info e iscrizioni: info@emmecistudio.net

 

IL CORPO CHE PARLA

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Negli ultimi anni si è dedicata moltissima attenzione alla comunicazione non verbale.

Finalmente gli studiosi di comunicazione hanno compreso che per diventare bravi comunicatori non è importante solo il “saper dire” ma anche il “sapersi comportare” e il saper leggere le reazioni dell’altro.

Sì perché durante un processo di comunicazione, quando trasmettiamo un messaggio ad uno o più interlocutori, non accade praticamente mai che i nostri interlocutori ci rendano feedback di mancata comprensione o di dissenso.. perché lo fanno?

Sembra che lo facciano per timidezza, o perché non vogliono dimostrare di non aver capito o ancora perché non vogliono perdere tempo.

Ma quindi diventa tutto molto difficile…. Come fare?

Innanzitutto è essenziale comprendere come non è possibile pensare di  interpretare il linguaggio del corpo senza tenerne sempre presenti i tre presupposti: la contestualizzazione, la congruenza rispetto al verbale e l’insieme dei segnali.

  1.  LA CONTESTUALIZZAZIONE: è il primo elemento da considerare quando si cerca di leggere il linguaggio analogico. Non è possibile prendere alla lettera un segnale senza inserirlo nel contesto entro il quale si presenta. Ad esempio: in una sala riunioni con i riscaldamenti rotti a metà gennaio potremmo trovare delle persone con braccia conserte e gambe accavallate. Significa che sono in disaccordo su qualcosa? Non possiamo esserne certi, forse sì, ma il fatto che nella sala faccia molto freddo potrebbe aver causato queste posizioni semplicemente per riscaldarsi. Attenzione quindi ad analizzare sempre il contesto in cui ci si trova.
  2. LA CONGRUENZA CON IL LINGUAGGIO VERBALE: il messaggio è più coerente se i due livelli (logico e analogico) sono congruenti tra loro. E’ importante ascoltare bene il messaggio verbale e riconoscere la congruenza dei gesti e delle espressioni rispetto a quanto detto. Se dicessi ad un’amica: “Come stai bene con questo taglio di capelli!” con un tono di voce cantilenante, lo sguardo distratto, un sopracciglio alzato e un finto sorriso stampato sulle labbra, il mio messaggio verbale non apparirebbe credibile perché l’ho negato con il corpo e in questi casi si è portati a fidarsi delle sensazioni ricevute dal non verbale. Porre quindi molta attenzione al nostro corpo: se nega ciò che viene detto con le parole non si è credibili!
  3. L’ INSIEME DEI SEGNALI: come detto nell’esempio appena citato, è fondamentale riuscire a leggere più di un segnale per riuscire ad interpretare il senso del messaggio. I segnali analogici che si osservano devono essere considerati come le parole di una frase: prese singolarmente hanno un significato ma occorre leggerle tutte insieme per dare un senso compiuto alla frase. Attenzione quindi ad osservare tutti i gesti, il tono della voce, lo sguardo, la postura per non cadere in errori di interpretazione.

Imparare a prestare attenzione al linguaggio del corpo da un lato ci permetterà di comprendere un po’ di più del nostro interlocutore, dall’altro ci consentirà di lavorare su noi stessi con l’obiettivo di non trasferire un’immagine sbagliata di noi.

I nostri interlocutori, infatti non ci giudicano solo per quello che diciamo, ma soprattutto per quello che trasmettiamo con il corpo e con la voce.

A seguito di questa premessa c’è sicuramente l’allenamento alla lettura di alcuni segnali della comunicazione non verbale per diventare esperti codificatori del corpo.. ma attenzione!!…leggere il linguaggio del corpo NON E’ interpretare l’altro, ma VEDERLO senza giudizio, al di là di modelli precostituiti..

Questo è il primo compito da esercitare…poi elencheremo i principali segnali non verbali.COPERTINA LIBRO

Per approfondimenti, ecco il link del libro che ho scritto dal titolo IL CORPO CHE PARLA.

Buon esercizio a tutti!